La CCSVI è una patologia associata a Sclerosi Multipla, Menière, SLA, Cefalea ed Emicrania intrattabile e non solo che può e deve essere curata. Il TEAM BRAIN FLOW in questo campo è il primo team al mondo per esperienza e numero di casi trattati.
L’insufficienza cronica cerebrospinale o CCSVI è stata descritta per la prima volta da un ricercatore italiano, il Prof. Paolo Zamboni, dell’Università di Ferrara nel 2008.
In molti studi è stata riscontrata in pazienti affetti a Sclerosi Multipla. Più recentemente anche nell’emicrania refrattaria ad ogni tipo di trattamento farmacologico.
È ancora incerto il fatto se debba considerarsi un’entità nosologica a se stante, piuttosto che una causa-concausa della sclerosi multipla e verosimilmente anche di altre malattie neurologiche.
La CCSVI comporta principalmente la steno-ostruzione delle vene giugulari interne e della vena Azygos, conducendo quindi ad un difficoltoso drenaggio di sangue dal sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) verso il cuore.
La dilatazione mediante angioplastica a palloncino delle vene affette, comporta una marcata riduzione della stasi di sangue a livello del sistema nervoso centrale con conseguente riduzione della sintomatologia clinica correlata alla malattia neurologica di base.
Ad oggi, la PTA è ormai da considerarsi il principale strumento per il miglioramento della vita nel paziente con Sclerosi Multipla. A tale proposito il Dott. Lupattelli ha costituito un gruppo multidisciplinare di fama internazionale che prende il nome di “Team Brain Flow”.
Il Dott. Tommaso Lupattelli è l’operatore al mondo ad aver eseguito in assoluto più trattamenti di angioplastica. Recentemente inoltre il Team Brain Flow ha riportato la sua casistica sui primi 1200 pazienti nella prestigiosa rivista Journal Vascular Surgery (http://www.jvascsurg.org/article/S0741-5214(13)01144-0/abstract). Di prossima pubblicazione i risultati sul trattamento mediante angioplastica di oltre 2200 vene Azygos. Purtroppo, mentre l’angioplastica delle giugulari nei pazienti con CCSVI viene eseguita di routine nei centri di comprovata esperienza, sono ancora pochissimi i centri nel mondo in grado di trattare con efficacia tutti i tipi di vena Azygos. Spesso infatti sono giunti alla nostra attenzione pazienti che non erano stati indagati per quanto riguarda la vena Azygos o al massimo era stato eseguito un semplice studio senza aver poi effettuato il necessario trattamento di dilatazione della vena. In effetti il trattamento della vena Azygos appare sicuramente più complesso di quello giugulare e richiede una preparazione ed una esperienza notevole oltre che un team multidisciplinare.
Ad oggi le casistiche del Team Brain Flow rimangono di gran lunga le maggiori in termini di numero di pazienti trattati per CCSVI mai riportate in letteratura medica scientifica internazionale.
Come già in parte accennato, il trattamento di angioplastica nella CCSVI richiede tassativamente la presenza di un Equipe dedicata, di materiali sofisticati come palloncini e cateteri e di un centro cardio-chirurgico di alto livello oltre che di un vero e proprio protocollo di studio sottoposto al Comitato Etico competente. Troppo spesso infatti questa procedura viene scambiata per una semplice dilatazione venosa eseguita da un singolo operatore in centri scarsamente equipaggiati e materiale non adeguato e senza un vero e proprio team di studio. Purtroppo, quando la procedura, estremamente sicura all’interno di un vero e proprio percorso, viene eseguita da singoli operatori senza un adeguato inquadramento neurologico ed un attento follow-up, mostra essere gravata da diverse complicanze oltre che da risultati spesso inferiori alle attese. Il Team Brain Flow ha nel tempo messo a punto THE BELLU METHOD che prende appunto il nome dal medici del Team Brain Flow che lo hanno inventato, Giovanni Bellagamba (ecodopplerista) e Tommaso Lupattelli (radiologo interventista). Il metodo consiste nel eseguire l’Eco Color Doppler in sala operatoria con l’ecodopplerista strettamente a fianco del radiologo interventista subito prima, durante e subito dopo le dilatazioni a palloncino delle vene. Il metodo consente di valutare in maniera ottimale tutte le manovre eseguite all’interno della vena durante l’intervento di angioplastica, aumentando notevolmente la percentuale di successo tecnico della procedura.